Eh, il Gobbia! Ieri mattina, alle prime luci, ribolliva di candida
schiuma, lentamente trascinata a valle, in barba a tutti proclami, ai
dichiarati controlli, alle ispezioni, ai progetti speciali e
sperimentali che hanno occupato un intero Consiglio comunale, come si è
riferito nella nostra edizione del 3 aprile scorso.
Sono passati nemmeno dieci giorni e il torrente è tornato a... risplendere di schiuma non propria, macilento e bistrattato.
Verso
la tarda mattinata la schiuma si era disciolta in gran parte, ma non
del tutto, come mostra la fotografia scattata nel tratto di Gobbia sotto
Vicolo Levante, a Sant'Apollonio, in fregio alla strada per Santa
Margherita.
Tutto lascia intuire che lo scarico abusivo sia avvenuto
nella valle di Premiano, perché proprio da lì originava la schiuma, in
certi tratti ammassata ad altezza d'uomo.
Con più d'una probabilità,
ben presto al mattino, qualche officina si è voluta liberare delle acque
di risulta dal lavaggio dei prodotti in metallo (acciaio soprattutto)
che vengono trattati con sostanze chimiche, chiamate, semplicemente,
«shampoo», ma che non prefigurano affatto una profumata messa in piega
quanto piuttosto un progressivo danno all'ambiente, a volte accompagnato
da afrori non esattamente inebrianti.
È così da cinquant'anni e per
quante condanne verbali, lamentazioni, esecrazioni siano fiorite, il
Gobbia resta la cloaca massima di Lume. La sostanza vera è che non ci
sono proclami, progetti, controlli che tengano se non cambia la testa
degli inquinatori, se non avviene un piccolo (grande) processo culturale
che faccia finalmente capire che se si inquina non ci vanno di mezzo
«gli altri», ma tutti, autori dei misfatti in testa.
Non è dato
sapere se le abbondanti piogge cadute in precedenza abbiano spinto
all'ennesimo scarico. Quando piove, infatti, è più agevole liberarsi di
sostanze che andrebbero trattate da rifiuti tossici industriali le cui
rilevanti spese di smaltimento spingono al disonesto risparmio sui costi
di produzione.
Nell'ultimo Consiglio comunale la parola d'ordine era: «Non ammettiamo scuse».
Vero, ma la schiuma è lì da vedere, per la millesima volta.
Egidio Bonomi (giornale di brescia)
c'è anche chi sversa sul prato dietro l'azienda.mi è stato raccontato dall'autore....lo deve fare, dietro preciso ordine del "padrone" ! :-(((
RispondiEliminaManca si la cultura ambientale , ma manca anche un bel depuratore che doveva essere fatto ancora 20 anni fa
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