Le immagini pubblicate nei giorni scorsi del torrente Gobbia nuovamente
vittima di sversamenti industriali hanno ulteriormente scosso una
popolazione esasperata per un disastro ambientale che si ripete da
decenni. Per ore i residenti di via Turati, vicino al Crocevia di
Sarezzo, hanno atteso un intervento che non è mai arrivato; ma in
seguito alle segnalazioni ricevute dalle centraline installate lungo il
corso d´acqua, i tecnici degli enti incaricati dei controlli hanno
raggiunto direttamente la zona dalla quale è ripetutamente partito
l´inquinamento.
«Lo scorso venerdì, col supporto garantito dai
tecnici dell´ufficio Ambiente e dagli agenti della polizia locale, hanno
raggiunto il posto il dirigente Arpa Sergio Resola e le guardie
ecologiche della Comunità montana - spiega Andrea Capuzzi, assessore
all´Ambiente di Lumezzane -. Grazie ai dati forniti dalle centraline e
dai controlli nei diversi pozzetti abbiamo individuato nelle frazioni
basse della Valgobbia il punto di origine del problema».
I tecnici e
l´amministratore lumezzanese spiegano che le ricerche non sono semplici
visto il percorso del torrente, ma che chi ha trasformato il Gobbia in
un fiume rosso ha agito tra la località Pieve e Gazzolo. L´Arpa ha poi
recuperato un campione di acqua per identificare gli inquinanti. Dagli
uffici di via Monsuello fanno sapere poi che dall´inizio dell´anno sono
stati fatti una cinquantina di controlli in diversi pozzetti, e che si
sta facendo tutto il possibile per risalire agli inquinatori. L´Arpa ha
già verbalizzato alcuni episodi ora al vaglio della magistratura, e
segnala che in alcuni tratti del Gobbia la situazione è migliorata; ma
rimane aperto il problema della schiuma, che invece sembra nascere nelle
frazioni alte. M.BEN. bresciaoggi 23/10/12
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